Non è un mago che sta tentando di far lievitare bicchieri e bottiglia, ma Thierry Roset, chef de cave in Charles Heidseick che festeggia i suoi primi venticinque anni nella maison di Reims trascorsi tra cuvée uniche, le crayères di epoca romana a forma piramidale, dove lo Champagne CH riposa prima di finire il suo percorso. Con Regis Camus, altro grande enologo della Maison e il maestro Daniel Thibault, il festeggiato Thierry ha raccontato i segreti di questo champagne pronto per un rilancio in grande stile dopo l'acquisizione, avvenuta due anni fa, da parte del gruppo EPI di Monsieur Christopher Descours.
Due exploit in cantina per il festeggiato Thierry: magnum 1989 e 1979 (cinquanta e cinquanta Pinot Noir e Chardonnay), grande complessità e freschezza per entrambi, il primo con sentori di polvere di caffè, brioche, buccia d'arancia candita, salinità e minerale ben presente, il secondo più civettuolo, profondo, vinoso, dove il Pinot Noir si prende una ideale rivincita nei confronti dello Chardonnay e una acidità ben marcata. Prima di degustare il millesimo 2000 e i Rosé millesimo 1999 e il Rosé Réserve.
A lezione dal festeggiato nei panni dell'Accademico con giornalisti, direttori di testata ed esperti in religioso silenzio, di fronte ai "vin clair" della Maison che hanno concluso la fermentazione e si apprestano ad essere assemblati con vini di riserva. Una delle caratteristiche di "Charles Heidseick" è appunto l'impiego del 40 per cento di vini di riserva in tutte le cuvée. Nel bicchiere lo Chardonnay appena vendemmiato dei villaggi di Oger, oltre all'annata 2012 e 2004, Cramant 1996 e il Pinot Noir di Verzy 1998.
Nessun commento:
Posta un commento