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martedì 22 maggio 2012

POMMERY RIPARTE DA LOUISE



Napoli segna una svolta nel destino di Pommery Italia. La sfida comincia dalla collina di Posillipo a villa Domi. Grazie alla cuvée Louise e a una cena a otto mani, quelle di quattro chef campani dal concreto futuro. Sfilata dunque di cinque millesimi: 1999, 1996,1995,1990, 1985 davanti agli occhi dello chef de cave Thierry Gasco della Maison Pommery e dell'amministratore delegato Ilario Iannone. 


Annata 1999 - Elegante, complesso, un millesimo nato quasi per caso. "Non volevo farlo", ha ammesso Gasco per le bizzarrie meteorologiche dell'annata. Alla fine il risultato in magnum è notevole. Grande freschezza, nove anni sui lieviti, per una bollicina di carattere e grande bevibilità. Lo Chardonnay è presente per il 65 per cento e il Pinot Nero 35 per cento. Nella cuvée Louise lo Chardonnay non scende mai sotto il sessanta per cento.


Annata 1996 - Vibrante, corposa, dieci anni sui lieviti più altri sei dopo il degorgement. Ottima mineralità. Gasco: "La aspetto tra vent'anni". E' stata abbinata al piatto di Ernesto Iaccarino del Don Alfonso 1860: gelato di anguilla, caviale di Oscetra, pasta ai sentori di rosa con salsa vegetale e tuorlo d'uovo biologico.





Annata 1995 - La prima annata in Pommery di Thierry Gasco. "Il mio feticcio", dice lo chef de cave.  Finezza, iodatura con un finale di lieve tostatura. Il millesimo di casa Pommery non fa legno. Garantita la complessità. Imbattibile nell'abbinamento allo spaghetto aglio e olio con la seppia e le sue uova di Alfonso Caputo della Taverna del Capitano.


Annata 1990 - Si resta conquistati dal colore oro carico. Ventidue anni di vita. Un vino che non beneficia di dosaggio. Acidità, complessa, note di frutta secca, mandorla. Una annata superba. Esaltata da Antonio Mellino del Quattropassi con rosette di sogliola al forno su crema di piselli e pistacchi croccanti.



Annata 1985 - Autentica curiosità. Non è mai stata commercializzata, un privilegio degustarla. Cento per cento Chardonnay e lievi note di ossidazione. Ne restano venti bottiglie nella cave del Domaine. Il dolce è firmato da Andrea Migliaccio del ristorante l'Olivo del Capri Palace: torrone ghiacciato con marmellata di pompelmo, anice e gelatine di cuvée Louise. Piccolo capolavoro che evidenzia le capacità di questo chef che ha chiuso in crescendo la verticale.





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