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domenica 7 aprile 2013

IN MEMORY, FRANCO BIONDI SANTI






La magnifica dozzina del secolo. Dodici vini eccellenti, i migliori del mondo, tutti di prestigio, tutti costosissimi, ma non c' e' un primo o un ultimo. La scelta e' formulata dagli esperti dell' autorevole rivista americana Wine Spectator. Nella dozzina un italiano: messer Brunello Riserva 1955, prodotto da Biondi - Santi di Montalcino. Costo di listino quattro milioni. Ma e' un prezzo base, destinato a salire se dovesse finire a un' asta. Oppure, come e' accaduto per l' annata 1888, arrivare a settantacinque milioni, tanto ha sborsato, per una bottiglia, un collezionista americano, un anno fa. E ora nella cantina del Greppo, di quella annata sono rimasti due pezzi soltanto. "Sono vini da sogno, tutti eccezionali se uno e' fortunato a trovarli...", dice l' editorialista James Suckling che ha curato questo elenco di vini senza tempo. Il giornalista americano, fortunato assaggiatore di alcuni di questi top wine, ha messo insieme dodici pezzi da antologia. Il piu' vecchio e costoso e' uno Chateau Margaux del 1900, valutato novemila dollari la bottiglia, circa quindici milioni. Preparato con uve cabernet sauvignon e' in compagnia del californiano Inglenook Napa Valley del 1941, di Chateau Mouton Rothschild del 1945, valutato 3300 dollari (oltre cinque milioni di lire) e di un altro americano l' Heitz Napa Valley Martha' s Vineyard del 1974. Di uve merlot e' il Petrus del 1961, di cabernet franc e merlot e' lo Chateau Cheval - Blanc del 1947, secondo per il costo, 4200 dollari (circa sette milioni), di pinot nero e' Domaine de la Romanee - Conti del 1937, di sangiovese e' il Brunello Riserva 1955, di syrah e' l' australiano Penfolds Grange Hermitage 1955 e il Paul Jaboulet Aine' La Chapelle del 1961. Unico bianco presente e' lo Chateau d' Yquem del 1921 fatto di uve sauternes, dolci e sontuose da invecchiare, valutato 3600 dollari, quasi sei milioni di lire. Resta il portoghese Quinta do Noval Nacional del 1931, un porto caldo e vellutato. I vini francesi, in particolare del Bordeaux la fanno da padroni. I rossi stravincono. Del resto e' noto il motto: "Il primo dovere di un grande vino e' quello di essere rosso...". Secondo i calcoli di Suckling "una cassa da dodici di inestimabile valore; appena usciti, per questi vini si sarebbe speso 63 dollari, ora il loro prezzo raggiunge 31 mila dollari". Un bel salto: da circa centomila lire a oltre cinquanta milioni. Ma la sfida va oltre, non basta infatti per questi casi, dove l' eccezionale e' d' obbligo, l' annata straordinaria e il tipo di vitigno, occorre che la bottiglia sia in condizioni perfette. Del brunello di Biondi Santi, il giornalista Suckling dice: "Ho assaggiato una bottiglia del ' 55, nel 1997, nell' azienda con il venerabile Franco Biondi Santi, che a 77 anni e' ancora il forte patriarca della famiglia e io sono rimasto sbalordito dalla freschezza e ricchezza di questo fine vecchio brunello". Il grande vecchio, Franco Biondi Santi, gongola, i suoi 50 acri di vigna lo appagano e questa segnalazione gli fa dire: " E' inaspettata, mi gratifica ed e' un premio alla tipicita' e al nostro vitigno autoctono". Dell' annata 1955 sono rimaste al Greppo, 829 bottiglie, le offerte si sprecano, ma e' convinto quando dice: "Preferisco non venderle, sono la storia dell' azienda...". Lui e' uno dei pochi che fanno la ricolmatura per i clienti piu' esigenti. Sara' cosi' anche quest' anno, a maggio, davanti a una commissione e al notaio. Quando cala il vino in bottiglia ed e' buono, l' operazione e' possibile con lo stesso nettare, anche nel caso dell' annata 1955. Ricolmare costera' 5.555 lire al grammo, per trenta grammi si pagheranno oltre 160 mila lire. Alcuni anni fa furono controllate oltre seicento bottiglie di privati, i bocciati furono meno del dieci per cento. Ci sara' anche Biondi Santi, a febbraio, tra gli enologi ed esperti internazionali che daranno i voti al brunello dell' ultima vendemmia di Montalcino. Una matrice di serieta' che anche al critico Suckling non e' sfuggita: "Questa famiglia toscana e' stata la prima a dimostrare che i vini italiani meritano di essere considerati tra i migliori del mondo".

29 gennaio 1999 Corriere della Sera

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