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domenica 26 giugno 2016

VILLA: UN DIAMANT PER CHRISTO







Da tempo Villa, in Franciacorta, conduce con successo il percorso della qualità. Questo Diamant Pas Dosé, dieci annate e altrettanti anni, in verticale tra sospiri e sorprese, è stato scelto per celebrare il Floating Piers, la passerella galleggiante sul lago d'Iseo, dell'artista bulgaro Christo. Davvero un Diamant per Christo si potrebbe enfatizzare. E l'annata 2000 si è rivelata quella più interessante del lotto. Definita "eccezionale" nelle note introduttive di presentazione. Stagione quasi perfetta per qualità organolettica e stato sanitario delle uve. Clima caldo con giusta piovosità ha permesso una ottima maturazione degli acini. In bottiglia un bel colore oro carico all'occhio ha fatto la differenza. Al palato, freschezza, eleganza, sapidità, note di mollica di panettone, cacao bianco, mandorla e un finale da grande distillato. Non per tutte le annate presentate è andata così. Questo vuol dire che per questa tipologia di bollicine, Pas Dosé, cioè con una presenza dello sciroppo di dosaggio o liqueur d'expedition, quasi a zero diventa fondamentale il comportamento meteo nell'arco della stagione e il lavoro in vigna. Lo sanno bene gli enologi Ermes Vianelli e Corrado Cugnasco che hanno dovuto destreggiarsi tra Chardonnay e Pinot Nero e per alcune annate Pinot Bianco. Per esempio le annate 2002, 2007 e 2010 hanno evidenziato le bizzarie meteo dando vita a un vino dal colore meno intenso, una mineralità sostanzialmente difforme con sentori a rincorrersi tra pompelmo, frutti gialli, frutta candita. Niente male comunque per questa famiglia, Roberta e il patriarca Alessandro Bianchi, Paolo Pizziol e uno staff molto partecipato a Monticelli Brusati dove nell'antico Borgo di Villa si trovano le cantine.


















DOVE COME QUANDO
Azienda agricola Villa
Frazione Villa
Monticelli Brusati (Brescia)
Tel. +39 030 65 2329
www.villafranciacorta.it







venerdì 24 giugno 2016

PIU' GUIDA E MENO FUORICASELLO


Dieci anni è un bel traguardo. Sono quelli di Fuoricasello il vademecum realizzato dai fratelli Longo di Legnano, Osvaldo, Paola, Giovanni, che obbligati a viaggiare per lavoro, alla ricerca della qualità nel food e nel wine, hanno messo insieme tutte le soste golose e rapide scoperte nei loro percorsi. Dalle trecento segnalazioni iniziali alle 812 dell'ultima guida appena uscita. Ho scritto e pensato guida perchè, nel controverso mondo delle pubblicazioni su questo argomento, il volume edito dalla stessa famiglia Longo, merita di essere considerato tale. "A cinque minuti dal casello", caratteristica per la quale è nata questa pubblicazione oggi appare insufficiente. Perchè il risultato è andato oltre le aspettative. Una guida documentata, di rapida consultazione, ricca di informazioni e soprattutto di approdi sicuri dove fermarsi a guastare un buon piatto. Non è poco. La fiducia si conquista per gradi. I Longo ci sono riusciti superandosi, la loro guida è diventata indispensabile.




DOVE COME QUANDO

Fuoricasello
Guida Longo
812 locali
Editore: Longo un Mondo di specialità
Pagine: 456
Prezzo: euro 20


giovedì 23 giugno 2016

IL PICCIONE DI CERVENI AL DUE COLOMBE



 La solida crescita professionale di questo cuoco, Stefano Cerveni. Il piccione resta uno dei piatti più difficili da realizzare. Ricordo la capacità dello spagnolo Santi Santamaria di mettere in tavola uno dei piccioni più appetitosi che ho avuto la fortuna di degustare, prima della scomparsa dello stesso chef. Una eccellenza che richiama allo chef italiano. Croccante, tenero, cottura alla perfezione e splendida presentazione per questo piccione realizzato nelle cucine del ristorante Due Colombe a Borgonato.




DOVE COME QUANDO

Due Colombe, ristorante al Borgo Antico
Via Foresti, 13
Borgonato di Cortefranca (Bs)
Tel. 030 982 8227
www.duecolombe.com
Chiuso domenica sera e lunedì

COSTA: IL BAROLO CHE CONQUISTA I PIEMONTESI


Il Barolo dell'azienda di Luca Costa conquista i palati per la sua freschezza e una trama finissima. Elegante e complesso e' prodotto con uve coltivate in vigne esposte in uno dei comuni più vocati per la realizzazione di questo nobile vino: Monforte d'Alba. L'annata 2008, difficile da reperire purtroppo per l'esiguo numero di bottiglie messe in cantina, resta fiore all'occhiello di questa giovane azienda impegnata nel difficile discorso della qualità.




DOVE COME QUANDO

Tenuta Due Corti
Località Castelletto, 33
Monforte d'Alba (Cuneo)
Tel. 0173 78 7210
www.tenutecosta.it

Barolo Docg 2008
Produzione: 8500 bottiglie
Vitigno: Nebbiolo




venerdì 3 giugno 2016

CA' DEL BOSCO 1985: SE C'E' OSSIDAZIONE




Metti in campo una annata, il 1985 confezionato dall'enologo francese André Dubois, ormai storica firma dell'azienda di Erbusco e considera l'ossidazione presente. Trent'anni fa l'enologo francese non utilizzava i sistemi che utilizza oggi l'enologo Stefano Capelli nella preparazione dell'Annamaria Clementi, la cuveé di successo dell'azienda. Il prototipo degustato, si è rivelato a trent'anni di vita di grande personalità, complesso, carnoso, con sentori di ferro e una parte terminale liquorosa come soltanto i grandi distillati francesi o il rum invecchiato in Sud America riescono a rivelare. L'ossidazione. Presente, avvertibile in una parte non fastidiosa al palato: questa è la mia personale osservazione. Colore giallo consistente, buon perlage. Complessivamente una annata, Capelli ha ricordato ricca di neve nel periodo invernale, davvero unica e rara, ormai le bottiglie si contano sulla punta delle dita. Eppure quell'ossidazione fa a volte, ai faciloni, dire che rivela "sentori di tappo", "marsalatura", profumi non consoni a una bottiglia di Franciacorta come neppure a una della Champagne. Oggi si parla di uso ridotto di solforosa, questo per attutire, soprattutto nei bianchi, una forza che in alcuni casi può provocare fastidio nella digeribilità e nel conseguente mal di testa. D'accordo per i bianchi o comunque quei vini che hanno una vita piuttosta corta e dunque rapida sosta nel bicchiere. Ma in caso di longevità, come per vini di lungo invecchiamento, leggi Barolo, la presenza della solforosa consente all'evoluzione di avere uno sfogo corretto. Bisogna in sostanza dare tempo, tanto, almeno 15-20 anni, affinchè questo progetto si compia. Ecco perchè troviamo grandi vini con molti anni sulle spalle, ancora ricchi, complessi, eleganti, rari. Dubois, vecchia scuola Champagne, sapeva cosa stava facendo quando allestì quella cuvée, e tante altre immagino, dove tra l'altro il Pinot Nero aveva soltanto il cinque per cento in meno di presenza rispetto allo Chardonnay (30 contro 35 %). Questo non vuol dire che se oggi Capelli prepara l'Annamaria Clementi (1995 e 2006 degustate) con una massiccia presenza di Chardonnay (55%), la cuvée non abbia le chance dell'annata 1985.  Le due annate sono godibili, il 1995 preferibile al 2006 almeno nella stoffa attuale. Bisogna aver pazienza e aspettare ancora (almeno nella didattica, per altro i vini sono subito bevibili), per capire se avranno mai l'evoluzione della, credo si possa dire "mitica", annata 1985.


   




mercoledì 1 giugno 2016

IL NUOVO GIAPPONE AGLI OCCHI DI ANGELO GAJA



di Angelo Gaja

Il mio primo viaggio lo feci nel 1980. Sembrava allora un paese triste nonostante l'economia a macinare successi, i servizi pubblici a un livello di grande efficienza, l'organizzazione della società curata con minuzia. Le donne indossavano vestiti di un blu mesto, gli uomini in grigio o nero di ordinanza, era un paese che amava l'isolamento, non gradiva la presenza dei forestieri. A Tokyo erano allora 48 i locali che proponevano cucina italiana, svettava Sabatini, originario romano. Da allora, il paese è molto cambiato. La grande rivoluzione l'hanno vissuta le donne, guadagnando considerazione nell'ambito familiare, rispetto, libertà e bellezza. Non è più l'uomo giapponese a essere al centro del creato. Per osservare alcuni dei molteplici aspetti della Tokyo di oggi merita immergersi nella vivacità e nei colori di Omotesando, passeggiare nella quiete mistica del vicino parco di Meiji Jingu, godere del pullulare di gioventù e dei gradevoli luoghi di intrattenimento che sono nel complesso di librerie di Tsutaya, nel quartiere di Daikanyama.



L'atteggiamento del paese a isolarsi, a restare chiuso all'immigrazione si è modificato. L'accoglienza ai turisti è molto migliorata e gode di nuovi incentivi. E' del 2016 la concessione ai cittadini di Tokyo di affittare le loro abitazioni ai turisti esteri anche per pochi giorni. Il che non toglie che  a un giapponese che scorge un mozzicone di sigaretta perso su di un marciapiedi immacolato venga da pensare che a buttarlo sia stato un cinese. Amici non lo diventeranno mai, ma i cinesi che arrivano spendono, riempiono i negozi e i ristoranti, tocca sopportarli.



Ora nella Tokyo metropolitana i locali che propongono cucina italiana sono piu' di 5.000, in larga maggioranza con cuochi di origine giapponese che vantano un percorso in Italia a praticare la nostra cucina. Il successo della cucina italiana ha contagiato Osaka e altre città, e si è esteso gradualmente anche alla provincia. Si deve a questi ristoranti la diffusione e la conoscenza dei prodotti dell'agro-alimentare italiano, vino incluso.



Ho goduto nel mio ultimo viaggio anche di una visita al mercato del pesce, Tsukiji, il più grande del mondo, frenetico, con moltissime varietà di pesci che gli europei non si sognano neppure di consumare, permeato dal profumo del mare. Occupa una vasta area a fianco della centralissima Ginza. Entro l'anno Tsukiji verrà trasferito per fare posto alle installazioni che dovranno accogliere le Olimpiadi del 2020. I giapponesi, degli asiatici, sono quelli che hanno più gusto, per il bello e per il buono. All'Italia guardano con grande interesse, ammirano le nostre bellezze, il made in Italy e la nostra gastronomia, molti dei nostri scrittori sono tradotti, guardano con grande curiosità all'arte italiana. Il 13 maggio scorso, all'Istituto Italiano di Cultura di Tokyo, su pregevole iniziativa del direttore, professor Amitrano, presente l'autore, è stata inaugurata la mostra del maestro Tullio Pericoli, "Langhe, frammenti di paesaggio" (eventi.iictokyo@esteri.it).



Cosa dire del mercato del vino in Giappone? L'Italia nel tempo ha guadagnato posizioni, ottimamente sostenuta dai ristoranti di cucina italiana. In termini di volumi di importazione di vino in Giappone nel 2015, l'Italia è terza, incollata alla Franci e al Cile che per la prima volta ha conquistato il primato.  Mentre in termini di valore la Francia è prima e l'ultimo è il Cile. Il primato in volume del Cile è dovuto ai bassi prezzi, ai pochi nomi varietali indicati in etichetta (Cabernet, Chardonnay, ...) in grado di facilitare le scelte dei consumatori occasionali che costituiscono la maggioranza, a una promozione efficace e al vantaggio imputabile a una tassazione leggermente più favorevole. Cosa deve fare l'Italia per crescere l'export di vino verso il Giappone?




Avere conoscenza che il vino italiano, così come molti prodotti dell'agroalimentare di casa nostra, gode già in Giappone di ottima immagine e non si fa un buon servizio al nostro paese proporlo di qualità modesta e a prezzi svaccati; continuare a costruire domanda in favore del vino italiano, come già si sta facendo; favorire l'accesso su quel mercato dei produttori che ancora non ci sono arrivati, attingendo anche al vasto numero di importatori di dimensione media-piccola, ideali per far conoscere i vini di produzione artigianale; porre maggiore attenzione a penetrare nei ristoranti di cucina giapponese che hanno aperto al vino come soltanto 15 anni fa appariva improbabile; accogliere con cura i giapponesi che vengono in visita alle cantine italiane, affascinarli, fare affidamento sulla loro fidelizzazione. Con la consapevolezza che in Giappone il vino ha il vento in poppa. Il consumo annuale pro-capite è superiore a 3 litri e può soltanto crescere. Negli ultimi 15 anni la birra, la bevanda nazionale, preferita dagli uomini unitamente agli spiriti, ha avuto un calo di consumo del 15 per cento. Il Saké è in caduta libera. Il Whisky da segni di lenta ripresa dopo anni di rallentamento dei consumi.


Il vino è l'unico a crescere con tassi annuali superiori al 5 per cento. Al vino si sono avvicinate le donne, che gli riconoscono la valenza di bevanda culturale. Le ditte giapponesi produttrici di birra, Asahi, Suntory, Kirin, Sapporo, da tempo hanno fiutato l'aria che tira e investito acquistando aziende distributrici di vino. E' successo anche per l'importatore Enoteca (www.enoteca.co.jp) con il quale lavoro, acquisito da Asahi, che continua a operare con elevata professionalità. Il Giappone è per il vino italiano il mercato asiatico più importante. I consumatori conoscitori sono numerosi, i sommelier sono molto preparati. E' stata una delle prime volte, nel mio recente viaggio, che ho raccolto critiche non più velate nei confronti di produttori che praticano l'uso molto limitato, se non anche l'eliminazione, di anidride solforosa per vini che storicamente godevano del riconoscimento di spiccata longevità. Perchè longevi non lo sarebbero più, manifestando già nel primo decennio di vita i segni di una prematura ossidazione (premox), una maturazione accellerata. Anche gli importatori cominciano a diffidarne assumendo atteggiamenti di cautela.
Ho imparato ad ammirarlo il Giappone, mi piace molto e confido di poterci ritornare.


IL PIACERE DI UN "PRESIDENTE"






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