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sabato 25 gennaio 2014

UOVO POCHE': PANETTONE ULTIMA CHANCE


Considerate le ultime fette di panettone la mia colazione ha preso questa piega. Pensavo al solito tormento rappresentato dall'ingombrante presenza dell'uovo poché. Così ho deciso. Solito uovo poché, ma questa volta appoggiato sulla fetta di panettone leggermente imburrata. Risultato, per me, eccellente.   Cromatismi a parte bontà garantita. Dolcezza, frutta candita, tostatura, i sapori del panettone hanno incontrato la regalità dell'uovo, leggermente sapido, cremoso.


venerdì 24 gennaio 2014

martedì 21 gennaio 2014

"MILANO SU MISURA"





Nella giungla delle guide ecco un vademecum che invece andrà a ruba. E' "Milano su misura" pubblicato da Matteo Parigi Bini del Gruppo Editoriale di Prato e la collaborazione della Fondazione Cologni dei Mestieri d'Arte. Un piccolo-grande lavoro per curiosi, appassionati e addetti ai lavori. Stimolante sotto l'aspetto iconografico e pratico nella consultazione. Craft Shopping Guide indaga quel magnifico e in via di estinzione microcosmo handmade di Milano, piccoli luoghi dove si fa ancora grande eccellenza, la realtà artigiana del capoluogo lombardo. Dai tessuti alla sartoria, dalla liuteria alla ceramica, dai gioielli agli argenti, dal décor al mobile con l'indispensabile parte di servizio, indirizzo e numero di telefono. Un lavoro prezioso che la casa editrice ha già fatto con Firenze e che continuerà per altre città.





DOVE COME QUANDO

Milano su misura
Craft Shopping Guide
Pagine 320
Euro 9,90

Gruppo Editoriale srl
Alex Vittorio Lana, Matteo Parigi Bini
Via Piero della Francesca, 2
Prato
Tel. +39 0574 730 203
www.gruppoeditoriale.com
Tipografia Baroni e Gori



lunedì 20 gennaio 2014

"CHARLIE", CHARLES HEIDSIECK 1985




E' una icona per tutta la Champagne questo millesimo 1985, Charles Heidsieck, lo "Champagne Charlie" come gli americani lo hanno chiamato un po' di anni fa. Fu lo stesso Charles, mitico personaggio, a farlo conoscere negli States e finire poi protagonista in negativo durante la Guerra di Secessione. La fortuna aiuta gli audaci e Charles rientrato in Francia, salvò la Maison dal fallimento. Il nuovo corso di Charles Heidsieck è appena ripartito (vedere i post di ottobre 2013), senza naturalmente dimenticare la fortunata griffe Charlie. Questo 1985 era fermo in cantina, le magnifiche cave di epoca gallo-romana della Maison, assemblato, circa 50 e 50 tra Chardonnay e Pinot Noir, probabilmente dal leggendario Daniel Thibault, chef de cave che ha lasciato ai due discepoli, Roger Camus e Thierry Roset l'eredità di queste bollicine. Proprio Thierry mi ha donato, firmandomelo, questo campione. Il colore avvolge da subito, giallo oro antico, la bolla viva, ma senza supponenza. Note passite, con una bella sequenza di albicocca, buccia di arancio amara, nocciola. Grande freschezza, bella acidità, compostezza e un magnifico finale da grande distillato, meglio Armagnac e Rum. Un grande regalo. Indimenticabile bottiglia.

 







giovedì 16 gennaio 2014

ICEWINE, IL VINO DEL GRANDE FREDDO



Il freddo polare che ha colpito l'America del Nord in queste settimane ha favorito la vendemmia record per l'icewine. Non era mai successo. Soprattutto in Canada dove in queste ore si sta provvedendo ha ottimizzare il raccolto. Gli acini ghiacciati, raccolti a temperature inferiori agli otto gradi sotto lo zero, condizione ideale, sono subito pressati per non disperdere la grande concentrazione di zuccheri e aroma che ne costituiscono la caratteristica principale. In Canada, nella regione dell'Ontario, con 6814 tonnellate di raccolto, si è raggiunto il massimo storico. Bruce Nicholson, enologo di una delle cantine più apprezzate,  Inniskillin Winery, ha ricordato come la vendemmia dell'icewine si svolga dall'inizio di dicembre sino a tutto gennaio: "Prima con uve a buccia più tenera come Riesling e Cabernet Franc, quindi le uve Vidal dalla pelle più spessa". Un raccolto che una volta messo in bottiglia è quasi tutto spedito sui mercati della Cina che ne governa il consumo maggiore. L'altra faccia della medaglia per l'Europa dove in Germania, le uve destinate alla produzione dell'eiswein, non hanno goduto di tanta abbondanza di raccolto e qualità avendo le temperature massime di questo periodo dell'anno raggiunto in alcune situazioni i quindici gradi.










mercoledì 15 gennaio 2014

NUOVE VIGNE IN OREGON PER DROUHIN



La famiglia borgognona Drouhin acquista in Oregon circa sessanta ettari di vigna più trenta liberi. Una cinquantina sono piantati a Pinot Noir, gli altri a Chardonnay. Impianti che risalgono al 2003. Nella Roserock Estate sulle Eola-Amity Hills nella valle di Willamette, circa 40 chilometri sud di Portland, la famiglia francese completa una acquisizione iniziata nel 1987 nelle Dundee Hills. Nota per l'alta qualità dei loro vini, i bianchi, Batard Montrachet grand cru, Chablis, Corton Charlemagne e il Pinot Noir nella declinazione di Beaune, Clos de Mouches premier cru e Chambolle-Musigny premier cru, la storica famiglia investe negli Stati Uniti confermando la difficoltà in questo momento ad acquisire nuove vigne in Borgogna. "Roserock da tempo era sotto osservazione dalla mia famiglia. Investire in Borgogna è sempre più arduo anche se non allontaniamo l'occhio, poche le vigne di qualità, altissimo il prezzo. In Oregon per il momento i prezzi sono ancora accessibili per volumi più consistenti", ha detto Frédéric Drouhin, presidente del Domaine. Una nuova avventura per Véronique Boss-Drouhin, enologa di famiglia: "Abbiamo gli stessi sentimenti di quando in Oregon arrivò nel 1987, mio padre Robert. Si tratta di terreni dall'altissimo potenziale qualitativo, addirittura prodigioso". Pinot Noir americano, ma molto vicino a quello di Borgogna: "Roserock è un sito magnifico, sono sorpreso dall'omogeneità dei vigneti. Per lungo tempo abbiamo considerato le potenzialità della regione Eola-Amity Hills", ha detto Philippe Drouhin, responsabile operativo del Domaine. Nel 2013 altre due famiglie , Jackson Family Wines e la Maison Louis Jadot con otto ettari a Yamhill Carlton-AVA, hanno investito in Oregon.  
   





martedì 14 gennaio 2014

GAJA: "LA SPAGNA VERSO LA LEADERSHIP DEL VINO"




di Angelo Gaja

Non dobbiamo pensare di essere soltanto noi italiani ad avere l’esclusiva di produzione dei vini derivanti da varietà storiche-autoctone. L’altro Paese che ne ha di proprie e diverse dalle nostre è la Spagna. Solo per citare le più affermate: tra le rosse Tempranillo (nelle diverse declinazioni di Tinto), Bobal, Garnacha Tinta, Monastrell, Carinena, Mencia… e tra le bianche Airèn, Pardina, Macabeo y Palomino, Albarino, Godello, Verdejo, … Non ne enumera così tante come l’Italia, ma ne è ricca anch’essa. Come per l’Italia anche per la Spagna le varietà internazionali (Chardonnay, Cabernet, Merlot, …) costituiscono una minoranza. E’ certo che per i consumatori esteri amanti dei vini da varietà autoctone-indigene i due Paesi di riferimento sono l’Italia e la Spagna. 


Sui dati della produzione nazionale di vino spagnolo i numeri non sono ancora ufficiali: la vendemmia 2013 dovrebbe attestarsi sui 46 milioni di ettolitri, se fossero di più – si saprà tra qualche mese -  la Spagna diventerebbe il primo Paese produttore al mondo superando di un soffio l’Italia. In termini di volumi venduti sui mercati esteri il vino spagnolo occupa la seconda posizione, molto vicina all’Italia.
Il prezzo medio per litro di vino spagnolo esportato è meno della metà di quello italiano, che non è affatto elevato. Ne consegue che sui mercati esteri alle bottiglie di vino spagnolo viene spesso riconosciuto l’ottimo rapporto qualità-prezzo; anche per lo sfuso la Spagna è in grado di offrire i prezzi più bassi. A costringere i produttori spagnoli a esplorare i mercati esteri è una produzione nazionale esuberante rispetto al consumo interno di vino che è decisamente  inferiore a quello di Francia e Italia.


Grande punto di forza dell’Italia sui mercati esteri è la presenza di ristoranti di cucina italiana che funzionano da ambasciatori dell’agro-alimentare e del vino italiani. La Spagna non gode dello stesso vantaggio, nonostante nell’ultimo decennio il richiamo di Ferran Adrià e della scuola di alta cucina spagnola abbia attirato all’estero maggiore attenzione e prodotto qualche emulo, mentre l’interesse odierno più concreto resta per l’apertura di locali di tapas che si stanno gradualmente diffondendo anche in Asia.
La Spagna ha goduto largamente di elevati contributi comunitari per la ristrutturazione dei vigneti. E’ cresciuto il numero delle cantine, di poco superiore a 5.000, che resta però largamente inferiore a quello dell’Italia, oltre 30.000. Ne consegue che la Spagna gode assai meno del vantaggio che invece ha l’Italia di avere un numero elevato di produttori che viaggiano sui mercati esteri a raccontare  vini e luoghi a  essi connessi, a fare marketing.
Come l’Italia anche la Spagna è un paese di elevati flussi turistici e gioca la carta delle territorialità.
Un sicuro vantaggio per la Spagna è il fatto di possedere, tra i Paesi occidentali, la seconda lingua maggiormente parlata dopo l’inglese.


Dei bravi produttori spagnoli voglio citarne tre che per il loro percorso costituiscono, secondo me, un modello, esempi dai quali è possibile anche per noi italiani trarre qualche insegnamento, perché no?




VEGA SICILIA  www.vega-sicilia.com
Ad acquistare nel 1982 la prestigiosa cantina è stata la famiglia che fa capo a Pablo Alvarez, uomo di poche parole, concreto, eccellente organizzatore, capace di circondarsi di qualificati collaboratori, che ha rinnovato totalmente la cantina di Vega Sicilia elevando i vini a livello di eccellenza, attribuendo loro piena visibilità sui mercati esteri, rendendoli costantemente presenti nelle aste internazionali a guisa di  riferimento  per i vini spagnoli. Pablo Alvarez ha poi largamente investito in altre aree: in Ungheria-Tokay, con la cantina Oremus, e in Spagna nelle aree di Valladolid, Toro, Rioja Alavesa.




TELMO RODRIGUEZ  www.telmorodriguez.com
Di scuola bordolese, nel 1994 con un paio di altri enotecnici fonda la ditta che nel tempo diventa “COMPANIA DE VINOS TELMO RODRIGUEZ”. L’obiettivo è di individuare nelle varie aree viticole (Rioja, Galicia, Ribera, Toro, Avila, Malaga, Alicante, Rueda) vecchi vigneti di varietà autoctone da recuperare ed affittare, vinificarne le uve presso cantine sia proprie che di altri produttori ed imbottigliare con il proprio marchio. Telmo Rodriguez non è un consulente, ma lavora in proprio. Ha contribuito a recuperare varietà che nel tempo erano state trascurate ed ha fatto crescere l’interesse a produrre vini originali, di luogo, nelle varie aree spagnole di vocazione. E’ stato d’esempio per altri produttori. E’ anche un ottimo comunicatore; i suo vini sono esportati in numerosi Paesi.




TORRES: www.torres.es
Cantina guidata da Miguel A. Torres, presidente e uomo di grande carisma. Giusto per dare un’idea, TORRES sta alla Spagna come ANTINORI sta all’Italia del vino. L’azienda opera attraverso 27 cantine di proprietà in Spagna, California, Cile e ha oltre 2.500 ettari di vigneti propri. Torres è da anni all’avanguardia in Europa nei progetti di sostenibilità ambientale, sociale, economica. I vini godono di elevata visibilità internazionale essendo esportati ovunque. Molto interessante l’atteggiamento di apertura e di ricerca di sinergie che TORRES dimostra in numerose nazioni estere  ove opera con la propria ditta di importazione e distribuzione, unendo ai propri vini in portafoglio anche quelli di altri  produttori dell’Europa – italiani compresi - e del Nuovo Mondo di grandi-medie-piccole dimensioni. Un modo efficace di "Fare sistema". Non c’è nessun produttore italiano che faccia altrettanto.


lunedì 13 gennaio 2014

ANDREA APREA: RAVIOLI DI RICOTTA ALL'HYATT




Belli anche da vedere i ravioli di Andrea Aprea, lo chef executive del ristorante Vun di Park Hyatt. La coreografia appaga l'occhio in un bell'equilibrio cromatico. Il gusto non tradisce: ricotta, catalogna, guazzetto di crostacei, gamberi, limone danno al palato senso compiuto gastronomico. Uno tira l'altro, ma quattro sono più che sufficienti per il senso della misura. Aperti e passati nel fondo assumono una autorevole completezza grazie alla morbidezza del gambero. Sempre in tema di giallo, il colore preferito di van Gough, lo chef napoletano ha chiuso la sua performance con questa torta di vaniglia, datteri e mandarino con piccolo cucchiaio del suo gelato. Ineccepibile. Buono e bello. 




DOVE COME QUANDO

Ristorante Vun
Park Hyatt  Milan Hotel
Via Tommaso Grossi, 1
Milano
Tel. +39 02 8821 1234
www.park.hyatt.com

venerdì 10 gennaio 2014

TRE PIANI DI TARTARE FIRMATI SERGIO MOTTA




La carne cruda di Sergio Motta, macellario a Inzago, venti minuti da Milano. I tre piani di tartare al coltello di bovino piemontese serviti in una disarmante logicità: senza sale il primo boccone, con olio extravergine il secondo e ultimo atto con l'uovo crudo e salsina verde. Escalation da provare nel ristorante di Bellinzago Lombardo, poco distante dalla macelleria.  L'"oro rosso" come lo chiama Sergio è un appuntamento imprescidibile di quanto questa famiglia ha fatto nel tempo in tema di carne di qualità. Scelta, sui mercati e nelle cascine piemontesi, preparazione e macellazione nel laboratorio di Inzago e, da qualche anno nel ristorante, direttamente in tavola. Da non perdere.



Bocconcini appoggiati su pietra lavica e accompagnati da tocchi vegetali che esaltano la fragranza e la frollatura della carne, vera caratteristica di chi sceglie di mangiarla da Sergio.





Il tempio della carne di qualità con frollature lunghe è stata la scelta di questa famiglia che nel tempo ha saputo servire in tavola tutte le parti del bovino esaltandone caratteristiche e commestibilità.  Da padre in figlio, ma anche casa e bottega, Giuseppe e Sergio Motta hanno realizzato un piccolo impero di bontà per chi, a tavola, non rinuncia ai piaceri della carne.


DOVE COME QUANDO

Ristorante Macelleria Motta
Strada Padana Superiore, 90
Bellinzago Lombardo (Milano)
Tel. +39 02 957 84 123
www.ristorantemacelleriamotta.it

Macelleria Motta Sergio
Via Matteotti, 8
Inzago (Milano)
Tel. +39 02 954 9220




giovedì 9 gennaio 2014

COSA NON SI FA PER UNA TAZZINA DI CAFFE'


La tazzina di caffè "espresso" che si fa in Italia resta un miraggio per il mondo. Ma da tempo si rinforza la rincorsa a produrre qualcosa che in qualche modo aiuta a combattere la nostalgia degli italiani all'estero orfani di tanto piacere. In Inghilterra il fronte è adesso spaccato tra puristi della tazzina, sempre mediocre comunque ammesso che si trovi una caffetteria... e la nuova generazione che ha scoperto le cialde-bustine come se fosse te.  Una di queste, la United Coffee-Lyons, nel Kent produce due linee che attutiscono la distanza dall'irrinunciabile classica tazzina italiana. La linea rossa, colpisce la psicologia con Gourmet Italian, una bustina ricca di profumi e sostanza. Tre-quattro minuti di immersione per un caffè normale, 5-6 per una versione strong flavour. La linea premium è trovabile anche da Waitrose. La linea verde, Coffee Break, meno aggressiva, più leggera e con uguale ricchezza aromatica.



DOVE COME QUANDO

United Coffee UK
Roastery
Riverside Way
Dartford, Kent
www.unitedcoffeeuk.com
www.lyonscoffeeuk.com
Confezione Gourmet Italian da 3,20 sterline



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