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venerdì 3 giugno 2016

CA' DEL BOSCO 1985: SE C'E' OSSIDAZIONE




Metti in campo una annata, il 1985 confezionato dall'enologo francese André Dubois, ormai storica firma dell'azienda di Erbusco e considera l'ossidazione presente. Trent'anni fa l'enologo francese non utilizzava i sistemi che utilizza oggi l'enologo Stefano Capelli nella preparazione dell'Annamaria Clementi, la cuveé di successo dell'azienda. Il prototipo degustato, si è rivelato a trent'anni di vita di grande personalità, complesso, carnoso, con sentori di ferro e una parte terminale liquorosa come soltanto i grandi distillati francesi o il rum invecchiato in Sud America riescono a rivelare. L'ossidazione. Presente, avvertibile in una parte non fastidiosa al palato: questa è la mia personale osservazione. Colore giallo consistente, buon perlage. Complessivamente una annata, Capelli ha ricordato ricca di neve nel periodo invernale, davvero unica e rara, ormai le bottiglie si contano sulla punta delle dita. Eppure quell'ossidazione fa a volte, ai faciloni, dire che rivela "sentori di tappo", "marsalatura", profumi non consoni a una bottiglia di Franciacorta come neppure a una della Champagne. Oggi si parla di uso ridotto di solforosa, questo per attutire, soprattutto nei bianchi, una forza che in alcuni casi può provocare fastidio nella digeribilità e nel conseguente mal di testa. D'accordo per i bianchi o comunque quei vini che hanno una vita piuttosta corta e dunque rapida sosta nel bicchiere. Ma in caso di longevità, come per vini di lungo invecchiamento, leggi Barolo, la presenza della solforosa consente all'evoluzione di avere uno sfogo corretto. Bisogna in sostanza dare tempo, tanto, almeno 15-20 anni, affinchè questo progetto si compia. Ecco perchè troviamo grandi vini con molti anni sulle spalle, ancora ricchi, complessi, eleganti, rari. Dubois, vecchia scuola Champagne, sapeva cosa stava facendo quando allestì quella cuvée, e tante altre immagino, dove tra l'altro il Pinot Nero aveva soltanto il cinque per cento in meno di presenza rispetto allo Chardonnay (30 contro 35 %). Questo non vuol dire che se oggi Capelli prepara l'Annamaria Clementi (1995 e 2006 degustate) con una massiccia presenza di Chardonnay (55%), la cuvée non abbia le chance dell'annata 1985.  Le due annate sono godibili, il 1995 preferibile al 2006 almeno nella stoffa attuale. Bisogna aver pazienza e aspettare ancora (almeno nella didattica, per altro i vini sono subito bevibili), per capire se avranno mai l'evoluzione della, credo si possa dire "mitica", annata 1985.


   




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