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giovedì 21 maggio 2015

NEL NOME DI ARRU GILBERTO



Non c'è piatto che tenga e tanto meno bicchiere. Lui è Gilberto Arru cuore nobile della Sardegna a tavola. Poi giornalista, critico, commentatore, polemista accorato soprattutto quando si tratta di entrare nel cuore di un problema. E spesso il problema sono quei superficialoni che credono di sapere tutto e non pensano di aver di fronte qualcuno che potrebbe saperne più del diavolo. Il caso appunto di Gilberto che intorno al mondo del cibo si è creato una identità ben radicata nell'isola e non soltanto con i suoi archeo sapori. Che sia la Vernaccia di Oristano, la bottarga di muggine, maccarrones oppure lilleddas, Gilberto ama parlare sottovoce raccontando dettagli che mettono i brividi. Ancora: in questa isola battuta dai venti e da insenature spettacolari, fa parte dell'ecosistema, un personaggio suo malgrado,  ma così indispensabile che non è possibile pensare che non compaia davanti a un piatto o una bottiglia. Gli archeosapori sono la sua pagella. Dentro è racchiuso i segreto di secoli di storia del cibo e gusto,  che lui ha esplorato minuziosamente come un certosino in cerca della verità assoluta. Purtroppo, come lui stesso ammette, la strada è lunga e il lavoro non sempre facile tanto che grazie al suo carattere schietto e fermo riesce a farsi del male finendo qualche volta non compreso. Così va la vita di Arru Gilberto,  sardo, che quando si muove concretamente lascia un'isola, la Sardegna, per un'altra isola, il Madagascar, dove cibo e' un termine che spaventa soprattutto i bambini che lui amorevolmente addotta, curandoli come fossero figli suoi e li fa sentire più felici sino all'ora del ritorno.





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