Melanie Wesa mi ricorda per email di uno strepitoso successo, riportato a Shanghai, all’International wine challenge, dai vini di Louie Tolaini prodotti in Toscana a Castelnuovo Berardenga. La cosa non mi sorprende più di tanto. L’italo-americano è tosto, nato in Garfagnana è oggi uno dei maggiori imprenditori in Canada, nel settore trasporti. Aveva un sogno e lo ha realizzato: produrre vino nel suo paese d’origine. Quando nel 1998 ha acquistato i terreni e ha comunicato i suoi piani molti hanno sottovalutato il suo arrivo, anzi ritorno. Ricordo che accompagnandomi nelle vigne, mi mostrò un piccolo trattore che aveva fatto costruire per i suoi potatori per aiutarli a tenere una postura corretta durante il lavoro. Un gesto superiore a quanto avrebbe potuto fare in vigna il suo consulente, il francese Michel Rolland, tra i migliori enologi del mondo. Anche perché Louie, Pierluigi per l’anagrafe, quel vino lo aveva in testa almeno da trent’anni. Un blend di vitigni internazionali in terra di
Sangiovese, doveva essere elegante e di personalità. Con Picconero, annata 2006, ha ottenuto quanto voleva. Il rosso è splendido, indiscutibilmente raffinato, con note di mirtilli, menta, liquerizia. Nel suo anfiteatro a Pievasciata, tra i vigneti di Cabernet, Merlot e Petit Verdot, Louie scorrazza con la carica di un bambino, tutto l’anno: presente alla potatura, presente alla raccolta, presente in cantina. Non a caso durante la vendemmia stacca lui stesso gli acini, tra i suoi raccoglitori. In dieci anni le sue etichette, ci sono altri due rossi, Valdisanti e Al Passo, hanno fatto il giro del mondo. Shanghai ha celebrato il global Tolaini.
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