A Borgo Guarini, nel cuore dell'agro trapanese c'è questo giardino che sembra uscito da un dipinto di Fattori. Il verde è quasi nascosto dalle stoppie, da fili d'erba secchi e polverosi, dalle palme. L'armonia delle colline regna in questa tenuta di casa Firriato dove trovano posto 140 ettari di vigna. E' un grande belvedere dominato dal silenzio e dal lungo appassimento delle uve Zibibbo appoggiate sui graticci, che daranno poi vita all'Ecrù, un passito regale, tra i più coinvolgenti che mi sia capitato di assaggiare compresi quelli del Sauternes. Ne sono orgogliosi l'agronomo e consulente Stefano Chioccioli e l'enologo Giovanni Manzo che passano in rassegna le uve sistemate dalle mani di Mosè e governate da Filippo Savelli. Sono loro che ci dicono che anche la prossima annata sarà giusta. Qui le escursioni termiche, tra il giorno e la notte, durante la stagione più calda, possono superare i venti gradi. Il terreno di natura franco argilloso, calcareo, è immobile, pronto ogni giorno, da secoli, a rilasciare i suoi componenti. Le vigne sono piantate a Grillo e Nero d'Avola, autoctoni per eccellenza, in compagnia di Cabernet Sauvignon e Viognier. Borgo Guarini è fiore all'occhiello di Firriato che produce complessivamente cinque milioni di bottiglie, dispone di 350 ettari di vigneto, esporta in quaranta paesi del mondo, circa il sessanta per cento dell'intera produzione. "Firriato ha iniziato con l'estero...nessuno è profeta in patria", dice con ironia Vinzia Novara Di Gaetano, voce e cuore dell'azienda.
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