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giovedì 7 ottobre 2010

LA LETTERA DI GAJA - RISPOSTE



FABRIZIO CARRERA (giornalista) -  "Difficile confutare le tesi di Angelo Gaja. Poi quel "produttori impreparati" quando neanche i Nobel per l'economia avevano previsto lo sfacelo in arrivo è una partenza bruciante nel discorso di Gaja. C'è da chiedersi: ma davvero gli economisti non ne sapevano nulla? O hanno infilato la testa nella sabbia? E sui produttori: secondo me solo la passione di chi fa il vino salverà il mondo del vino. Per gli altri la vedo dura".



SANDRO BOSCAINI (produttore Masi Agricola) "Come di consueto l'amico Angelo è molto  profondo nell'analisi e propositivo nel progetto. Vorrei però aggiungere due mie riflessioni che ritengo interessanti al fine di capire alcune peculiarità italiane e operare di conseguenza.  In primo luogo, se è vero che della crisi non si possono incolpare i produttori, si può però tranquillamente ammettere che alcune colpe ci sono state nella auto classificazione di molti di essi nella categoria produttore di nicchia: piccolo non vuol dire nicchia o almeno non sempre.  In secondo luogo dobbiamo fare un esame di coscienza e chiederci se non è vero che in molti casi, sullo squilibrato rapporto prezzo-qualità di parecchi dei nostri prodotti, non pesino elementi estranei alla produzione della qualità stessa ma più vicini invece a motivi di sistema, cioè a inefficienze e costi dovuti alla ben nota ed estrema parcellizzazione della produzione. Tutti vorremmo riportare indietro le lancette dell'orologio ma non credo di essere pessimista dicendo che questo non succederà e che pertanto dovremo ricorrere anche a operazioni di sistema e a un maggior realismo nella valutazione dei nostri fattori di competizione".


IACOVINI (noreply-comment@blogger.com) - "Far nascere una discussione mi sembra utile anche per valutare lo stato di reattività di un ambiente: se non c’è risposta o la domanda è stata posta male oppure c’è rassegnazione. Dalle parole di Gaja sembrerebbe che molto sia già stato fatto e che poco si potrebbe fare anche se d’importante. Penso, sinceramente, che il consumatore cambi linguaggio periodicamente e che sia destinato a frammentarsi e/o ad evolversi nelle sue esigenze in modo considerevolmente maggiore rispetto anche al recente passato. E’ nell’analisi di queste evoluzioni che potremmo trovare le chiavi di lettura per un futuro sempre e comunque dinamico e non pensare che, in assoluto, il vino italiano, solo perché di terra e di tradizione, si automaticamente adatto al futuro. Forse “totalmente italiano” è la via da seguire ma non credo che il vino sia il prodotto più a rischio da questo punto di vista. Un pensiero aleggia ed è quello della naturalità che in Italia sembra essere, dai più, snobbato …"




CARLO PAOLI (agronomo e direttore generale Tenuta San Guido) - "Un merito che attribuisco ad Angelo Gaja, come nel caso di questa lettera provocatoria, è il coraggio di esprimere i propri pensieri, con lealtà e concretezza, senza curarsi delle eventuali critiche che magari potrebbe suscitare.  Quello che esprime è per me un concetto reale, concreto, che si vorrebbe evitare di credere tale, ma che vuole sensibilizzare una maggiore unione dei produttori (o meglio degli artigiani, come lui spesso ama definirli), per spronare a fare sistema, a dettare per primi linee guida che nessun politico, nessun amministratore pubblico potrà mai conoscere meglio di chi, invece, vive ogni giorno la campagna, sogni, delusioni e comunque le speranze che si nascondono dietro a ogni raccolto agricolo, vino compreso, e che conosce tradizioni e storia della propria azienda. Un aspetto nel quale ci si deve sforzare di credere di più, senza mai far  dimenticare ciò che deve stare dietro a una etichetta di un prodotto agricolo, al territorio, alle sue tradizioni, alla natura che lo circonda e soprattutto alla mano dell'uomo che lo ha reso possibile. Aiutare il consumatore, con cui ci confrontiamo ogni giorno, a comprendere il valore aggiunto di quello che lui può acquistare. Dargli la possibilità di scegliere liberamente un prodotto, ma garantendogli altrettanta certezza di ciò che ha acquistato, da dove proviene e chi lo ha realizzato.  Molto dovrà fare la burocrazia, ma assumendo stavolta un significato di supporto e non di impedimento.  Forse per comprendere che la "Qualità" di un vero prodotto italiano, è difficile trovarla a prezzi stracciati".

VINZIA NOVARA DI GAETANO (produttore - Cantina Firriato) "Inizio subito col dire che le considerazioni tracciate da Angelo Gaja sono assolutamente lucide, reali e pienamente condivisibili. Certamente la crisi è arrivata un po’ per tutti in modo inaspettato. I suoi effetti hanno significativamente cambiato i fondamentali dell’economia, i comportamenti sociali, le abitudini dei consumatori, gli equilibri competitivi. A tal riguardo il mio pensiero è che, i produttori di vino di qualità non possono assumere un atteggiamento “d’attesa” nei confronti della crisi. Essi devono essere assolutamente reattivi, rivedendo profondamente le proprie strategie aziendali e il proprio posizionamento sul mercato. Bisogna impegnarsi sempre più nelle attività di promozione dei propri prodotti e nella valorizzazione del proprio territorio con particolare riguardo alla sua biodiversità. Aggiungo inoltre, che il vero rischio che oggi corre il vino di qualità, è l’omologazione del gusto e il non rispetto dell’identità territoriale, che spesso disorienta e mette in fuga il consumatore. Per questo, sul fronte della contrazione dei consumi, tra le azioni possibili, è importante sostenere in ogni modo, la passione degli stessi, e la disponibilità di tutti coloro che, intendono accostarsi con interesse alla cultura del vino e al piacere del bere bene."

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