di Paolo Caciorgna, enologo
"ll.mo Ministro Martina ,
sono un Enologo che opera come libero professionista, e nello
stesso tempo un piccolo produttore di vino con la mia Azienda di
famiglia.
Nei giorni scorsi ho potuto seguire il Suo intervento sul Forum di
Repubblica in cui ho avuto il piacere di apprezzare la Sua preparazione.
Mi
permetto di rubarLe poco tempo per portare l'attenzione sull'argomento di un
eventuale "Marchio Italia" , da Lei proposto, sui
prodotti DOP.
In Italia, sui vini, quasi tutte le denominazioni DOC, e
tutte le denominazioni DOCG hanno una fascetta, cosa che i nostri vicini
francesi non hanno.
Eppure il mondo riconosce loro la posizione di leader
per la produzione di vino di qualità. In tutti i mercati occupano la
fascia alta e/o altissima dei prezzi.
E' proprio l'unica strada quella di
mettere un altro bollino sulle nostre bottiglie per valorizzarle e
difenderle?
Apprezzo tutto quello che si fa per incentivare la qualità, ma
credo che la strada giusta sia quella di costruire una "mentalità",
una "cultura vera" della qualità,
prima di tutto nei produttori. La
qualità è qualcosa che deve far parte del DNA del produttore, di una zona e
quindi di un sistema paese.
Aiutiamo i produttori a fare il loro mestiere,
liberandoli dalla burocrazia, non creandone altra.
I produttori dovrebbero
utilizzare le loro migliori energie per occuparsi appunto di produzione,
dei dettagli che fanno la qualità vera, poi di marketing etc.
Già abbiamo il
nostro sistema di certificazione che ci costa tantissimo (da migliorare perchè
spesso rischia di interferire sulla libera interpretazione
dell'imprenditore),
abbiamo l'obbligo di mettere delle fascette, che ci costano
in termini economici, e anche estetici, perchè spesso vanno a impattare con
l'immagine molto
curata da parte di tante Aziende. Se dobbiamo mettere un
ulteriore bollino, Signore aiutaci!
Poi finisce, come in passato, che
alcuni produttori bravi, a cui il mondo riconosce di fare qualità,
facciano diventare i loro vini di
punta, vini IGT o da Tavola.
A discapito dei vini a denominazione...
Con la
speranza che le mie considerazioni siano occasione di approfondimento e di
riflessione, La ringrazio in anticipo per l'attenzione, La saluto
cordialmente,
e Le auguro buon lavoro".
di Angelo Gaja, produttore
"Il Ministro Martina ha
detto: 'Sono maturi i tempi perché l’Italia sperimenti un marchio unico
agro alimentare'. Trattandosi di sperimentazione, l’uso del marchio
non può essere obbligatorio, ma soltanto su base volontaria, e comunque deve
rimanere tale. L’utilizzo di un marchio dovrebbe prevedere costi a carico di
coloro che ne beneficiano. Se invece i costi sono a carico dello Stato allora
sarebbe opportuno comunicare la previsione di spesa per:
1) eseguire i controlli
qualità;
2)promuovere la conoscenza
del marchio presso i consumatori (del mondo?) con adeguate campagne
pubblicitarie.
Su tutte le etichette di
vino italiano l’indicazione del paese di origine ITALIA é già disciplinata per
legge".
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